PALEOICNOLOGIA
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Oltre ai fossili veri e propri costituiti da resti più
o meno completi di un organismo, ve ne sono altri
che non fanno parte dell'organismo stesso in quanto tale. Questi fossili,
che vengono detti icnofossili, sono rappresentati da tracce dell'attività
biologica di vari tipi di organismi e sono costituti da orme di vertebrati,
piste della locomozione di invertebrati, gallerie scavate da invertebrati
per procurarsi il cibo o per cercare riparo all'interno di sedimenti non
ancora consolidati. Anche le uova e gli escrementi fossili rientrano in
questa categoria.
La paleoicnologia è la disciplina che si occupa dello studio delle tracce fossili e, pur presentando strette relazioni con la paleoecologia e
la sedimentologia, è diventata un settore autonomo e molto importante della paleontologia. Basti infatti pensare che in molte rocce gli icnofossili
sono i soli fossili a disposizione del paleontologo. Oggi sappiamo, ad esempio, che i dinosauri camminavano nelle piane tidali del Giurassico inferiore
del Trentino o del Cretacico superiore di Altamura (Puglia) solo perchè in questi ultimi anni sono state trovate le orme fossili (allineate in
piste) del loro passaggio.
Non lontano da Modena, molte successioni di strati dell'Appennino Settentrionale
di età compresa tra il Cretacico e il Miocene sono ricche di icnofossili.
Alcuni dei piùfamosi icnogeneri come Paleodictyon Meneghini
1850, Zoophycos Massalaongo 1855, Paleomeandron Peruzzi, 1881,
Taphrhelminthopsis Sacco 1888, Urohelminthoida Sacco 1888,
e Lorenzinia Gabelli 1900 furono proposti da paleontologi italiani
più di un secolo fa proprio sulla base di esemplari trovati nell'Appennino
Settentrionale. Non è quindi azzardato affermare che l'Italia può
essere considerata la culla della paleoicnologia degli invertebrati.
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